Marianne Mirage a tutto funky con lo sguardo sulle “Vite private”: “Storie vere per emozionare”

121712746-fbc839f5-56da-4f68-96d7-68dd9dd02beeSi intitola “Vite private” il nuovo album di Marianne Mirage, appena pubblicato. Un lavoro dall’atmosfere cinematografiche dove in un contesto musicale che deve molto alla black music trovano spazi testi crudi che raccontano storie vere di vite vissute. “Ho voluto fare un album non frettoloso, che fosse in grado di emozionare” racconta a Tgcom24.

L’avevamo lasciata qualche tempo fa sul set di “The Place”, il film di Paolo Genovese per cui aveva scritto il brano omonimo come colonna sonora. E a testimoniare il forte legame tra la sua musica e il cinema, l’uscita dell’album è stata anticipata dal video de “L’amore finito” interpretato insieme a Marco Giallini, un vero e proprio cortometraggio. , nella canzone e nel cortometraggio de “L’amore è finito”,brano che anticipa la pubblicazione del suo nuovo album che arriva a tre anni di distanza dal debutto di “Quelli come me”.

Tre anni per dar seguito al primo album è un tempo piuttosto inusuale al giorno d’oggi. Cosa è successo in questo periodo?
“Vite private nasce dall’urgenza di voler dire cose che siano vere. Fare un lavoro frettoloso non era necessario, volevo dare ai fan un disco che avesse un senso. In questo periodo è stata fondamentale l’esperienza dei live, misurarmi con dei grandi della musica come Patti Smith, per cui ho aperto i concerti del 2017, mi ha permesso di crescere. E’ stata la chiave di volta per questo nuovo album, che è tutto suonato e ha una identità precisa.

Qual è è stata l’idea forte che ti ha guidata?
Da un punto di vista sonoro volevo il soul, il funky, i ritmi della black music. Sono questi che fanno da cardine. E su questi ho poi scritti dei testi crudi che aiutano a emozionarsi sempre di più.

Il disco è prodotto da Luca Mattioli. Quanto è stato importante per trovare le giuste sonorità?
Fondamentale. Con Luca abbiamo fatto un grande viaggio alla ricerca dei nostri ascolti. Io amo molto certa musica straniera, da Stromae a Billie Eilish. E’ un po’ il suono di quello che ascolto. Penso che non debbano esserci barriere stilistiche e sonore, l’unica cosa da cui mi faccio guidare è la ricerca delle cose belle.

Per “Vite private” sei tornata a collaborare anche con Francesco Bianconi e Kaballà.
Con loro c’era stata la parentesi de “Le canzoni fanno male”, il pezzo che ho portato a Sanremo nel 2017. Bianconi ha un modo viscerale di scrivere anche per le donne, che mi ha sempre affascinato e lavorare con lui mi ha lasciato qualcosa. Tanto che anche brani che portano solo la mia firma, come “Voce senza faccia”, ha un po’ della sua esperienza. Sono molto più autrice. Il suo è stato un aiuto a trovare me stessa”.

Le canzoni sono nate nell’arco di questi tre anni o tutte nell’ultimo periodo?
No, scrittura e produzione mi hanno portato via solo l’ultimo anno. Gli altri due li ho passati a suonare in giro, a Tokyo, con Patti Smith, mi sono concentrata sui live. E ho anche imparato a suonare il pianoforte e la tromba”.

E’ un album dalle atmosfere molto cinematografiche.
Sì, a partire dalla cover che qualcuno ha definito “Basingeriana”. In tutto il disco aleggiano immagini come se stessimo guardando un film. Ci sono tantissime citazioni di musicisti, film. Mi piaceva perché volevo raccontasse i miei gusti, le mie passioni.

Molto cinematografico anche il corto che ha anticipato l’album.
Sì, l’idea di fare un corto con Giallini era in linea con questo. Volevo raccontare una storia, raccontare i sentimenti, cercare la verità, non fare il classico video dove fai finta di cantare la canzone e basta. Giallini intepreta davvero un personaggio che ha vissto l’amore.

Marianne Mirage a tutto funky con lo sguardo sulle “Vite private”: “Storie vere per emozionare”ultima modifica: 2019-10-21T22:10:59+02:00da giulia7517
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